sabato 29 ottobre 2016

Cosa sono OSPITALITA' ed ACCOGLIENZA?

Miei PENSIERI e spunti tratti dal Libro “OSPITALITA’” di Dario Vivian


INTRODUZIONE:
A-    STORIA e RELIGIOSITA’ (SACRO  OSPITE) 
B-     Il PROSSIMO come NOI STESSI (CURA e RISPETTO) 
C-    CASA nostra è la CASA degli ALTRI (APERTURA) 
D-    AMARE SE STESSI per poter AMARE gli ALTRI (VOLERSI BENE – AMOR PROPRIO) 
E-    CONDIVIDERE (VIVERE con gli ALTRI) 
F-    RINGRAZIAMENTO
G-   BUON ESEMPIO (FRATELLANZA) 
H-   UNO e TRE (ASCOLTO della PAROLA di DIO) 
I-     RICEVERE non è meno DIVINO di DARE 
J-    UNIVERSALITA’
K-    SACRIFICIO 
L-    SERVIZIO e ASCOLTO (DUALITA’ in noi)

INTRODUZIONE 
A- STORIA e RELIGIOSITA’ (SACRO  OSPITE)
Per capire l’ospitalità dovremo conoscere un po’ di Storia e di Religiosità.
Storia che ci viene raccontata sin dal tempo dei primi PELLEGRINI che si muovevano verso i LUOGHI SACRI alla ricerca di qualcosa di superiore e divino per crescere e maturare in quell’ attesa di meditazione della propria vita in cui dovevano far pulizia e chiarezza nel proprio cuore.
Avevano motivo di sostare lungo il viaggio lungo e faticoso (da qui la nascita dei primi luoghi di Ristoro ed Accoglienza, all’ inizio GRATUITI per l’epoca classica in quanto l’ospite era SACRO, poi via via a PAGAMENTO a seconda del servizio offerto sempre più complesso ed adatto alle diverse esigenze del viandante divenuto oramai turista per diletto, cultura, sport, cura e benessere, religiosità, ecc.).
Non a caso il primo albergo in Grecia si chiamerà LEONIDEO, nome che deriva dal grande Eroe guerriero Spartano LEONIDA che diede la propria vita in modo eroico con i propri valorosi 300 scelti a difesa della propria patria, la culla della civiltà occidentale classica, precursore della nostra civiltà odierna. Offrire la propria vita per qualcosa di superiore, e per il futuro dei propri figli.

B- Il PROSSIMO come NOI STESSI (CURA e RISPETTO)
Dovremo soffermarci sul fatto che l’essere ospiti nel periodo classico fosse un privilegio, perché se anche l’ospite era sconosciuto, misterioso e poteva presagire a un comportamento scorretto, poco affidabile, quasi pericoloso per il fatto di non essere poi più reperibile in caso di danneggiamento del luogo di ristoro, costui che poteva essere considerato un perfetto sconosciuto, temibile nemico (dal greco hospitis), all’ incontrario invece si era capito benissimo quale fosse l’importanza di PRENDERSI CURA del PROSSIMO, e quindi l’ACCOGLIENZA, l’OSPITALITA’ doveva partire da CHI si prendeva l’IMPEGNO di fare qualcosa per gli ALTRI.
Temere significa RISPETTARE per poter ricevere un domani lo stesso trattamento.

C- CASA nostra è la CASA degli ALTRI (APERTURA)
E’ come quando accade nelle nostre CASE, nel momento in cui decidiamo di INVITARE qualcuno, ci mettiamo in moto per riordinare ed abbellire la nostra dimora, per poter dare il miglior BENVENUTO a chi ci fa VISITA, non solo pensando alle COSE di ADDOBBO, ma anche e soprattutto a quel CALORE, AMORE, DONO che vogliamo lasciare in RICORDO a chi poi si porterà via quel qualcosa di astratto ma molto importante da noi.
Praticamente la nostra Casa diventa la Casa degli Altri, per la nostra disponibilità ad Accogliere ed Ospitare. Ospitalità diventa il nostro modo di Accoglienza Altrui.
Cosa direbbero gli altri di noi, se facessimo brutta figura, rimanendo scortesi o non dando valore a chi ci vuol far visita? Sarebbe come non volersi prender cura nemmeno di noi stessi.

D- AMARE SE STESSI per poter AMARE gli ALTRI (VOLERSI BENE – AMOR PROPRIO)
E’ il BISOGNO di SENTIRSI AMATI, sentirsi ACCOLTI, che qualcuno ci tiene a noi, ci vuole fare COMPAGNIA e prendersi cura di noi per DEDICARCI del proprio TEMPO.
Essere DISPONIBILI all’ ASCOLTO dell’ALTRO, significa mettersi al SERVIZIO (FARE POSTO) di colui che ha bisogno di noi, per cui comprendere di dover attrezzarsi e preparare il proprio CUORE all’ APERTURA in modo da comprenderne i BISOGNI, mettendosi con COMPASSIONE ed ATTENZIONE rimanendo premurosi che chi ha bisogno di RICEVERE qualcosa da noi, noi siamo in grado di DARE. Compatire, ossia PATIRE insieme, comprendere lo stato d’animo dell’altro.
AMARE per ESSERE AMATI, ACCOGLIERE per essere ACCOLTI, OSPITARE per essere OSPITATI.

E- CONDIVIDERE (VIVERE con gli ALTRI)
Comunicare con gli altri per vivere qualcosa insieme ci porterà a nostra volta un immenso calore, felicità, perché ci siamo resi utili, e comprendere che colui che oggi ha bisogno è RISPETTARE quell’ essere umano che un domani potrebbe essere il nostro turno di bisogno.
VIVERE quindi con attenzione in modo da gioire, soffrire, scambiando i propri sentimenti.

F- RINGRAZIAMENTO
Questo tipo di BUON ESEMPIO oltre a RISPETTARE il nostro prossimo, ci aiuterà a far crescere noi stessi e la società, perché solo mettendo gli altri al centro, riusciamo ad abbandonare il nostro EGOISMO, dove pensiamo solo a noi stessi dimenticandoci dell’esistenza degli altri, aumentando invece l’amore come ringraziamento di un DONO più grande e che possiamo riconoscerci come CREATURE meravigliose di un DIO IMMENSO, CREATORE BUONO.

G- BUON ESEMPIO (FRATELLANZA)
Questa FRATELLANZA aiuterà la nostra APERTURA all’ ACCOGLIENZA, perché solo CHI si sente ACCOLTO, si apre a sua volta all’ ACCOGLIENZA, perché da esempio traiamo altro esempio.
A noi la scelta quotidiana nelle nostre piccole azioni sul VALORE del BENE e del MALE che porterà un’importante RESPONSABILITA’ del DONO di VITA ricevuto, al quale dovremo tutti rendere conto un giorno, cercando di espletare al meglio le nostre capacità singolari, doti uniche e diverse, attitudini innate.
Non si può AMARE qualcuno se non troviamo la PACE di VIVERE con gli ALTRI, e a maggior ragione in un mondo di sofferenze e difficoltà non si ha modo di DARE QUALCOSA a QUALCUNO, AMARE qualcuno se questo sentimento non l’abbiamo prima sperimentato noi stessi.
Indipendentemente da come si riceve però, dobbiamo aprirci alla SPERANZA, alla FIDUCIA, che già con il DONO della VITA, noi tutti siamo stati AMATI da un DIO grande, che ci chiede attraverso la nostra ESISTENZA, ESPERIENZA, di renderlo VISIBILE attraverso i nostri OCCHI, il nostro CUORE al nostro prossimo che incontriamo in ogni momento di vita.

H- UNO e TRE (ASCOLTO della PAROLA di DIO)
L’AMORE si concretizza nel momento in cui un DIALOGO fra due persone porta a FRUTTO un terzo interlocutore, è lo SPIRITO SANTO che fa passare l’AMORE tra DIO PADRE e il FIGLIO GESU’ CRISTO. E’ il mistero della SANTISSIMA TRINITA’.
Tutti coloro che ospitiamo non sono altro che UNO (Gen.18,13)
“Tutto quello che avete fatto a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt.25,40)
La PREGHIERA è l’ESPRESSIONE massima dell’OSPITALITA’, che Dio fa di noi ACCOGLIENDOCI nel dialogo con Lui.
Ecco il BISOGNO di interloquire con Lui, la necessità di aver FIDUCIA, FEDE, di sentirsi piccoli, umili di fronte a tanta grandezza, il bisogno di AIUTO, che viene sostenuto attraverso l’ASCOLTO della PAROLA di DIO. “Non di solo Pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla Bocca di Dio” Mt.4,4
Nelle RELAZIONI tra Uomo e Uomo e tra Uomo e Dio avviene sempre la stessa RECIPROCITA’ nell’ OSPITARE e LASCIARSI OSPITARE, che è più difficile perché dobbiamo FIDARCI dell’Altro.

I- RICEVERE non è meno DIVINO di DARE
ACCOGLIENZA è quindi il nostro MODO di ESSERE, la nostra DISPONIBILITA’, la DIMORA che offriamo noi in quel preciso istante in RAPPORTO con gli altri. E’ il luogo di INCONTRO, SCAMBIO, CONFRONTO aprendo l’essere umano alla più PROFONDA UMANITA’, che ci aiuta a crescere e sentire il vero significato della nostra esistenza, a RICONOSCENZA della GLORIA di DIO PADRE che viene contagiata solo con un rapporto di fratellanza benefica.
E’ il CUORE che parla! Solo scoprendo e cercando nel cammino di FEDE il MISTERO della nostra VITA e di DIO, ci porterà alla piena realizzazione di NOI STESSI: ESISTERE per far conoscere DIO, che si vuol far scoprire, immenso ma invisibile ai nostri piccoli occhi!  

J- UNIVERSALITA’
Rivolgere a tutti il dono di amare, servire, come se dovessimo accogliere noi stessi.
Con questa benedizione che riceveremo dall’ alto porteremo molto frutto e soprattutto faremo conoscere l’amore di Dio agli altri, altrimenti ci sarà sterilità, chiusura. Il fare qualcosa non è per noi stessi ma per gli altri, che ricevendo un buon esempio da noi imparano a loro volta a dare del proprio.

K- SACRIFICIO
Per poter dare qualcosa è necessario il sacrificio, così come Abramo dopo aver a lungo atteso il figlio Isacco gli viene chiesto di dare indietro il dono concesso da Dio, il quale però per la fede e riconoscenza lo risparmia e promette alleanza e discendenza nei secoli.
I figli sono quindi tutti da Dio in quanto creati da Lui, i genitori sono solo degli educatori che con amore hanno desiderato mettersi in gioco in favore dell’amore, per proseguire il progetto di Dio nella divulgazione del Suo mistero di gloria.
Dio non risparmia però il suo primogenito Gesù per la salvezza del mondo intero dai peccati, lasciando comunque la libertà di scelta nel compiere un atto di amore (libero arbitrio).
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito” (Gv.3,16)
E’ l’esempio di amore più grande in assoluto, perché perdere la propria vita per gli altri non ha misura di paragone, è svuotare se stessi per donarsi completamente agli altri.
In entrambi i casi i figli sono il frutto di un’ospitalità che và oltre, è aprirsi accettando di donare qualcosa all’umanità.
Anche la madre di Gesù Maria accompagna il figlio alla Passione sul Calvario, accettando che la propria maternità non sia fine a se stessa, ma un dono per tutta l’umanità.
Gesù prima di morire affida Maria come madre di tutti noi, per capire il meraviglioso esempio di un’umile donna che si è fidata ciecamente e si è messa al servizio della volontà di Dio Padre.
Dio non interviene per risparmiare il figlio unigenito per farlo diventare primogenito di molti fratelli, Figlio della Promessa per la quale nessun essere umano è escluso. Un figlio nel quale tutti noi siamo figli.
Il Padre sacrifica il Figlio sulla Croce per diventare Padre di tutti e consegnarci il Figlio come Fratello.
Passaggio Pasquale di apertura che genera, dal costato trafitto del Cristo viene alla Luce un’umanità riconciliata.

L- SERVIZIO e ASCOLTO (dualità in noi) 
Come nel brano della Genesi “Non passare oltre, senza FERMARTI dal tuo SERVO…RISTORATEVI, dopo potete proseguire” (Gen.18,1-5) anche Gesù è ospitato nella casa di Betania da Marta e la sorella Maria prima di entrare verso la Gerusalemme dove lo attende la morte, ci ricorda la dualità che c’è in tutti noi, della difficoltà di dover operare con le cose per la propria sopravvivenza, ma anche di dover affidarci all’ ASCOLTO della Parola di Dio per rimanere in comunione ed armonia con gli altri, per camminare sempre bene seguendo i cartelli stradali dei 10 comandamenti che ci indicano come meglio proseguire nella vita, evitando il male ed imparando a gestire le situazioni difficili.
Oggi c’è un gran bisogno di parlare, di dire la propria, c’è un’impazienza nel fare, avere, come per sentirsi vivi, invece c’è la necessità di fermarsi per ascoltare, accogliere, essere e sentirsi AMATI
Con “Marta, Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c’è bisogno” (Lc.10,38-42) Gesù indica chiaramente quale posto importante occupi la preghiera, meditazione, ascolto della Parola di Dio, perché è sì importante vivere nel mondo, ma non farsi schiavi delle cose, bensì prepararsi con lo stato d’animo giusto e quella spiritualità che permetta di relazionarci in modo corretto con gli altri, quando abbiamo da fare delle cose insieme.
Tra le due sorelle c’è RECIPROCITA’, ossia un modo di CONFRONTARSI, SPECCHIO una dell’altra per verificare la diversità, ATTITUDINE ad OSPITARE, ACCOGLIERE l’altro nella nostra casa interiore, ANIMO, DISPONIBILITA’ a LASCIARCI ACCOGLIERE, AFFIDANDOCI all’altro, in ASCOLTO e CONSEGNA.

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