martedì 1 novembre 2016

ROTOLON e ALLUVIONE a VICENZA 6 anni dopo

Famiglie vedette per monitorare le frane al Rotolon

07.11.2015 tratto dal GIORNALE DI VICENZA
Karl Zilliken
Chi conosce un territorio meglio di chi lo vive? Risposta scontata: nessuno. Chi, dopo l’alluvione del 2010, ha conosciuto gli abitanti di contrada Parlati su cui incombeva la frana rossa del Rotolon ricorda bene una cosa: il mondo correva intorno a loro che rimanevano tranquilli con gli occhi rivolti al monte e al torrente. Sapevano che, in quel momento, per quanto tutti si agitassero, non ci sarebbero stati problemi: avevano ragione.
Perché non “sfruttare” questa risorsa? Si sono detti il presidente del comitato di protezione civile di Recoaro, Moreno Spanevello, il referente per l’attuazione del piano di protezione civile comunale, Alberto Pianalto e l’allora sindaco Franco Perlotto.
Dopo alcuni mesi di formazione è nato il “Gruppo Rotolon”, con 20 capifamiglia delle località vicine alla frana che, in caso di emergenza, possono essere i primi ad intervenire per portare in salvo anziani, invalidi e bambini, in attesa dei soccorritori. Pochi minuti che possono salvare più di una vita.
A distanza di anni questo gruppo è diventato una realtà oliata e funzionante, come comprovato da esercitazioni ma anche da reali emergenze passate indenni. Perché, quindi, limitarla al Rotolon? Con il lavoro silenzioso, in stretta collaborazione tra protezione civile e Comune, è stata creata una squadra di 40 “cellule dormienti”, come le chiama scherzosamente Spanevello, dislocate in tantissime località e frazioni tra cui Merendaore, Rovegliana, Valcalda, Cappellazzi, Fongara, Peserico e Busellati. Non si tratta di personale addestrato come per il “Rotolon”, ma di occhi aperti sul territorio. Se dalla Regione viene inviato un segnale di allerta meteo, la protezione civile recoarese lo rimbalza in tempo reale a questi cittadini che possono a loro volta informare con foto e report costanti dell’evolversi di ogni situazione. Questo vale tanto per la grande emergenza quanto per il microscopico smottamento che può far tardare lo scuolabus. «Sono persone che vivono tranquillamente - spiega Spanevello - ma sono collegati tramite sms e diventano sentinelle con mail e numero di reperibilità 24 ore su 24». «È un’iniziativa importantissima - aggiunge Ceola - che responsabilizza i cittadini e li riporta al centro della vita della comunità». «Tra le tante cose che ci ha lasciato il Rotolon - conclude Pianalto - il gruppo di cittadini volontari è forse la migliore».

IL ROTOLON VECCHIO TEATRANTE
 di Bepi Magrin
(Pubblicato in "Realtà Vicentina - dicembre 2010)
tratto da VALDAGNO.INFO 

Come un vecchio consumato attore da sempre abituato a calcare la ribalta, il Rotolon questo nostro indocile vicino di casa, ogni tanto sente nostalgia dei riflettori e si rifà vivo, brontolando perché la pioggia, la neve, gli uomini, risvegliano i suoi acciacchi e lui, permaloso com'è non si lascia certo sfrucugliare impunemente.
Nel 1985, ero maresciallo degli alpini alla 7^ Compagnia trs. di Bassano e su richiesta della Prefettura il mio reparto fu incaricato della vigilanza sulla frana e del servizio di allertamento della popolazione. Col compianto tenente Angelo Gelso che morì poco tempo dopo a 24 anni per un tragico incidente, e qualche decina di alpini fummo alloggiati al Molin sulla strada per la Gazza (luogo di speciale interesse per i suoi famosi gnocchi con la fioretta) dove restammo per una ventina di giorni. Organizzammo il servizio pressappoco come lo fu nelle scorse settimane con un posto di avvistamento all'altezza della ex Cascina forestale (la quale fu inghiottita dalla frana proprio in quei giorni), collegamenti radio con Parlati, Turcari, Maltaure ecc. e campagnole attrezzate con altoparlanti per l'allarme. Allora si vedeva scendere per l'Agno un fiume che sembrava di cioccolata semiliquida nel quale fluitavano massi di grandi dimensioni.
Uno spettacolo impressionante al vedere passare quella massa viva di mota rossastra sotto i ponti dell'Agno. Poi, come sempre il mostro si placò e pian piano tutto rientrò nella normalità. Ancora dall'altro secolo, quando non esisteva la strada per Campogrosso (costruita nel 1917) e i contrabbandieri passavano con la famosa "rua"su per la cosiddetta "Strada del Carro" per proseguire verso il Rotolon e Buse Scure, le pendici di dove sgorga l'Agno, davano preoccupazioni alle popolazioni dell'alto recoarese.
Sui flussi cercava di vigilare la casermetta della Regia Guardia di Finanza che sorge ancor oggi (penosamente abbandonata) su un colle coperto di abeti tra Malga Lorpodo e ..la frana. I primi lavori per la sistemazione del bacino di cui si ha notizia, datano agli anni tra il 1902 e il 1905, ma i lavori più imponenti si fecero durante il Ventennio con la costruzione delle grandi briglie di contenimento alcune delle quali recano in evidenza i fasci littori caratteristici di quel tempo.
Altri imponenti lavori si fecero nel 1947 per canalizzare le acque di superficie del vasto fondo demaniale e organizzarne i flussi, ma fino agli anni '60 erano costanti ed annuali i lavori di sistemazione forestale e gli interventi sul torrente, tanto che molte famiglie delle contrade sottostanti, facevano di questi lavori stagionali la principale fonte di sostentamento. Poi, la dimenticanza e l'abbandono. Si, qualche sporadico intervento sulle briglie e nel corso del torrente da parte dei servizi forestali della Regione Veneto, ma cure sempre minori e distratte.
Eppure si sa che la Roteloon, ossia la frana rossa incombe da sempre sulla valle e dove ci sono "loon" ci sono frane come testimonia più in basso la contrada "Luna" o verso Fongara la contrada "Lonere", lo sapevano quindi perfino i nostri antenati "cimbri" che quei nomi certamente non diedero a caso. Altri nomi invece si, furono dati a caso: a Parlati troviamo "via Monte Rotolon" nome che certamente rientra in quest'ultima categoria poiché non c'è alcuna carta topografica che riporti il toponimo (peraltro ultimamente usato senza risparmio da stampa e Tv per indicare la frana).
Gli stessi mezzi di comunicazione ci hanno informato che nei sommovimenti del "monte" sarebbe coinvolto perfino l'Obante non sapendo evidentemente che tale monte dista oltre un chilometro dalla zona interessata, oppure, altra amenità, che il Rotolon si troverebbe tra il Colle del Basto e il Passo della Lora (sic) né si è invece mai nominato il Piazzale Sucai ossia quell'ampia porzione di rovine dolomitiche ove si attesta la valle incriminata e dove sarebbero apparse misteriose fratture. Un segnale d'allarme d'altro tipo, dovrebbero invece dare coloro che hanno care certe peculiarità geologiche della nostra alta valle come la Faglia di Recoaro.
Si tratta di un rarissimo se non unico esempio di quel certo strato geologico che potrebbe (se opportunamente valorizzato) costituire straordinaria attrazione turistica per Recoaro. Gli strati a "Dadocrinus Gracilis" e quelli a "Volzia": crinoidi che datano all'"Anisico", appaiono infatti qui in tutta evidenza e sono visibili proprio presso le sorgenti dell'Agno, tanto che la combinazione di interessi culturali che si potrebbe ricavare dalla particolarità geologica, dalla presenza della sorgente principale dell'Agno, e dalla caserma della Regia Guardia di Finanza col suo vasto retaggio di suggestive quanto poco note, storie di contrabbando, unite alla eredità culturale della vita nelle malghe se vi fossero intelligenze politiche sufficienti a creare una opportuna sinergia con associazioni e forze della cultura locale, si tramuterebbero senza meno in risorse anche economiche.
Ma si avvicinano i geli dell'inverno, e anche per quest'anno il Rotolon si prepara al consueto letargo, in attesa che nuovi spettacoli si annuncino in cartellone.

IL VENETO FERITO: VOCI DALL'ALLUVIONE 
Pag.9-10

MEMORIA: dati statistici dell'alluvione in VENETO del 2010





CRONACA e VIDEO del DISASTRO

tratto dal GIORNALE DI VICENZA 

"Un'alluvione che nel Vicentino non si vedeva dal 1966. Dalle prime ore di ieri, Vicenza, molte zone dell'hinterland e svariate località della provincia berica sono state invase prima dall'acqua e poi dal fango. Molti fiumi sono tracimati, allagando le campagne ma soprattutto le strade e le abitazioni. Drammatica la situazione in centro città e soprattutto a Cresole di Caldogno, tagliata in due da un torrente d'acqua tracimata dal Bacchiglione che ha rotto gli argini. Migliaia le case allagate, altrettanti gli sfollati (un centinaio in città, ospiti di Ipab, albergo cittadino, hotel e altre strutture), e le famiglie isolate. Un pensionato di Cresole, che sarebbe stato travolto dall'ondata, è disperso da ieri mattina. Di Giuseppe Spigolon, 75 anni, si sono perse le tracce"...

"Uno tsunami. Allagato un terzo della città. Il centro storico in ginocchio. Un centinaio di sfollati. Tutte le scuole chiuse. Paura per il teatro Olimpico. Ore di blackout. Barche e mezzi anfibi di polizia e vigili del fuoco in piazza XX Settembre. Scene da film di guerra. Il maledetto lunedì di Ognissanti inizia alle 7.30, quando il fiume “chiacchierone” alza la testa e sfonda a ponte degli Angeli: è il d-day dei fiumi vicentini. «Come e peggio del 1966: questa è un'alluvione», diagnostica il sindaco Achille Variati, mentre gonfia i sacchetti di sabbia con i volontari della protezione civile per proteggere negozi e case"...

Così i colleghi Diego Neri e Gian Marco Mancassola iniziavano le loro cronache da Cresole e Vicenza, i luoghi simbolo della grande alluvione di lunedì 1 novembre 2010. Un disastro, come titolava in prima pagina quel giorno Il Giornale di Vicenza. Che con i suoi cronisti, i suoi collaboratori e i suoi fotografi ne ha raccontato sin dai primi momenti i drammi, i volti, le storie, le polemiche.

La città e mezza provincia erano sott'acqua. Una notte di paura, una giornata di terrore. Che ripercorriamo oggi, qui. A cinque anni da quel «maledetto lunedì di Ognissanti». Per non dimenticare.

Domenica 31 ottobre 2010, ore 22. Il maltempo si abbatte sul Vicentino. Paura per una frana a Chiampo, danni e disagi fra Schio, S. Vito di Leguzzano e Torrebelvicino.
Lunedì 1 novembre 2010, ore 1. I danni si moltiplicano nella zona di Torrebelvicino: una frana a ponte Capra blocca parzialmente la provinciale, disagi anche in zona Enna. I pompieri sono in allerta.
Ore 2. Paura in città per il livello del Bacchiglione. A ponte degli Angeli le forze dell'ordine segnalano i rischi.
Ore 6. L'allerta è molto elevata. Parecchie strade del centro di Vicenza sono allagate.
Ore 7.30. A ponte degli Angeli esce il Bacchiglione. Poco dopo tracima a ponte Pusterla, quindi nella zona di via Diaz. Paura anche per il teatro Olimpico.
Ore 9. Tracima il Bacchiglione e un torrente di fango travolte Cresole di Caldogno. Lobbia e Rettorgole erano già sotto acqua.
Ore 9.30. Si costituisce l'unità di crisi in prefettura con tutte le forze dell'ordine, il sindaco e i tecnici. Più o meno in contemporanea viene chiusa l'autostrada A4 a Montebello.
Ore 13.30. Tracima anche il Tesina a Torri di Quartesolo. La strada è chiusa da ore, alcune famiglie vengono evacuate. Peggiora la situazione a Caldogno.
Ore 17. È confermata la notizia che a Cresole un pensionato è disperso fin dal mattino. La persona che era stata ritrovata non era lui.
Ore 19. Ordinata la chiusura delle scuole di Vicenza e di tutte le superiori della provincia. Molti Comuni dispongono la chiusura anche di asili, elementari e medie.
Ore 20. Il sindaco di Caldogno Vezzaro stima in circa 3 mila gli sfollati nel suo Comune. A Vicenza sono un centinaio, soprattutto nella zona di Debba. Un altro centinaio nello Scledense.
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