TRISSINO

 Il Colle di Trissino

Un po' di storia di Trissino
Dai reperti trovati nelle recenti campagne di scavo, effettuate in varie riprese fino al 1993 , è emerso che Trissino affonda le sue origini a molti secoli prima di Cristo, forse al V-VI sec. a. C. ed era abitato da popolazioni subalpine paleovenete.
Nell'epoca romana repubblicana fece parte della Provincia della Gallia Cisalpina e, sotto Augusto, della Decima Regio. Dopo la caduta dell'impero romano, nell'età medioevale subì probabilmente le sorti di molti villaggi prealpini dei vicentino, fino alla comparsa nella storia locale, nel primo secolo dopo il Mille, della nobile famiglia Trissino, che fece del territorio il suo feudo. Nei secoli successivi gli abitanti seguirono le vicende dei loro signori, spesso in lotta per mantenere il predominio e videro passare sulle loro terre anche i Padovani, gli Scaligeri e i Visconti.Nei primi anni dei XV sec. Trissino, come tutto il territorio vicentino, si trovò sotto la Repubblica di Venezia e nel 1409 formulò il suo primo Statuto Comunale, che raccoglieva leggi e norme che certamente regolavano da tempo la vita civile e amministrativa del paese. Dopo il Trattato di Campoformio (1797), con la caduta della Repubblica Veneta, fu governato prima dai francesi e poi dagli austriaci fino alla IlI' guerra d'indipendenza, quando il Veneto fu annesso al Regno d'Italia. Da allora la storia locale si identifica con quella della Nazione: la I e la Il guerra mondiale, la nascita dello Stato Repubblicano nel 1946, lo sviluppo industriale, l'apertura al mondo.
Il territorio comunale è posto a circa 140 metri sul livello del mare e si estende su una superficie di ventun chilometri quadrati, in massima parte di natura collinare con diffuse aree boschive e attraversato da tre torrenti, l'Agno, l'Arpega e il Poscola. Risulta composto, oltre che dal centro urbano, dalle frazioni di Lovara, San Benedetto e Selva. Data la sua particolare posizione fu in epoche passate luogo di transito e di insediamenti romani, Carolingi e longobardi.
Il castello dei Trissino, antica potente famiglia di origine longobarda insediatasi in questo territorio, era un autentico simbolo di potestà feudale, subì nel corso dei secoli notevoli ed anche radicali rimaneggiamenti.
Quello che rimane oggi dell'antica costruzione medioevale sono due splendide ville immerse in un ampio e bellissimo parco con giardini all'italiana e statue della bottega del Marinali e del Cassetti del XVIII secolo: una è denominata Villa Trissino Paninsacco, l'altra ultimata nel Settecento su progetto di Francesco Antonio Muttoni, è denominata Villa Trissino, Da Porto, ora Marzotto.
Continuando nella descrizione degli edifici più importanti particolare citazione merita Villa Caliari Bassani, edificata nel 1674 ed ampliata il secolo successivo con la costruzione delle due ali laterali. In periferia si trova "La Colombara", villa già proprietà dei Trissino, Da Porto ora Marzotto. Questa villa fu costruita nella prima metà del Cinquecento. Vale infine la pena di visitare Casa Ghirardini, bella costruzione dei 1683, restaurata convenientemente nel '66 tuttora abitata dai discendenti dell'antica famiglia. Al centro del paese si trova la nuova chiesa conciliare di San Pietro apostolo, inaugurata nel 1971, edificata da Francesco Vacchini, su progetto di Antonio Nervi. La parrocchiale intitolata a Sant'Andrea è di origini molto antiche, anche se poco documentate; le testimonianze più significative sono costituite da un'acquasantiera del 1624, da una statua della Madonna delle Grazie del XV secolo e da un piacevole ciborio opera di Niccolò da Cornedo del 1438. La chiesa Parrocchiale in frazione Selva fu realizzata all'inizio del Trecento e dedicata a Santa Maria Maddalena; anch'essa subì nel tempo numerose trasformazioni, l'ultima delle quali risale al 1870, quando fu completamente rifatta sulla medesima area della precedente. La fondazione della Parrocchia di San Benedetto è molto antica, si pensa sia stata edificata intorno all'anno Mille. Della parrocchia di Lovara si hanno notizie certe a documenti del 1360, purtroppo non si conosce l'anno di costruzione; anche in questo caso si è nel tempo proceduto a radicali ristrutturazioni.

Origine del Nome di Trissino

Incerta è l'origine del nome: qualche studioso fa derivare "Trissino" da "Dripsinates", un antica popolazione tribale del nord Italia di ascendenza romana.
Altri, invece, pensano che la parola sia di origine germanica e si colleghi all'opera di dissodamento delle terre, svolta sui nostri monti e nelle valli tra il Leogra e il Chiampo dai coloni tedeschi dopo il Mille.
La parola "Dresseno" è comunque presente per la prima volta nel "Codice diplomatico padovano", dove in un documento datato 1090, 6 gennaio è attestato che Joannes de Dresseno fa dono di tre masserie, poste in Camisano, ad un monastero di Padova; in un altro documento posteriore, del 1175, ricompare l'espressione "de Dresseno" riferita al nobile vicentino Uldericus.

La Chiesa di S. PIETRO
Fu costruita per iniziativa di Don Florindo Lucatello, Arciprete di Trissino, in occasione del Concilio Vaticano II, su progetto dell'Architetto Antonio Nervi e dell'ing. Francesco Vacchini. Si soddisfece così l'esigenza, sentita dalla popolazione, di avere una chiesa più capiente e più comoda da raggiungere. L'opera fu inaugurata nel 1971. La chiesa è una cavea di pianta circolare; ha un diametro di 50 metri ed è coperta da un'unica calotta di cemento armato, diviso e decorato all'interno da elementi di nervature che s'incrociano geometricamente. Questo tetto è sostenuto da due colonne, pure a nervature, che dal basso si allargano verso l'alto, fino a dilatarsi e quasi a fondersi col soffitto, innestandosi nel suo disegno.
Un terzo punto d'appoggio è un sistema architettonico all'interno della cavea che delimita il presbiterio; questo è costituito da tre semplici colonne, unite tra loro da un muro circolare; esse sostengono tre arcate paraboliche, da cui si libra verso l'alto un'elegante cupola a forma di cono. Il pavimento è articolato in tre zone diverse: una alta che circonda la cavea e dà spaziosità all'insieme: qui si aprono anche due cappelle e trova posto il fonte battesimale; la cavea vera e propria, in cui sono collocati i seggi dell'aula vaticana conciliare come sedili per i fedeli; la parte bassa che comprende il presbiterio, l'altare maggiore e il coro, separata dell'assemblea dei fedeli, ma nello stesso tempo unita ad essa.
Luminosità, ariosità e leggerezza sono date da una finestratura che corre in tutta la zona altadella parete perimetrale della chiesa e da una serie di aperture rettangolari, che compaiono a dare trasparenza e luce alla conica "cuspide". Tra gli artisti che hanno collaborato per le essenziali opere d'arte inserite nella Chiesa si ricordano: Pino Castagna da Garda per il Cristo che domina il presbiterio, Giuseppe Lombardi da Roma per la statua della Madonna, Tito Perlotto da Trissino per le due figure in rame sbalzato, Cantù da Milano per i mosaici delle cappelle e del Fonte Battesimale, Simon Benetton da Treviso per i ferri forgiati dell'altare maggiore e delle balaustre, Mario Ferrari e la ditta Rancan Remigio e figli da Trissino per le grandi porte di ingresso in ferro battuto, Aligi Sassu per la Via Crucis (1984). La Chiesa è un capolavoro dell'arte contemporanea ed è costante meta di visitatori italiani e stranieri.

Chiesetta del "MOTTO"
Sulla sua origine non si hanno notizie certe, ma, secondo la tradizione popolare, sembra che essa sia stata la prima sede parrocchiale di Trissino. Dedicata inizialmente a S.Zenone, si hanno notizie certe dal 1418. Fu restaurata nel 1713, ma l'aspetto attuale è dovuto ad una radicale ristrutturazione avvenuta nel 1822 dopo anni di abbandono. Fu allora dedicata alla Beata Vergine Maria di Monte Berico. Nella chiestetta ci sono alcuni vasi sacri per il rito,un reliquiario di S.Biagio, messali e breviari del '700, una campana di bronzo del 1667, due monogrammi della Vergine in ferro battuto di A. Lora, una campana dei 1924, mobili di sacrestia.

Arte e Cultura a Trissino


Il territorio comunale presenta notevoli valenze di natura paesaggistica e storico-culturale. L’Atlante Regionale dei Centri Storici per la Provincia di Vicenza identifica il territorio di Trissino come “zona di Ville Signorili, ivi infeudate fin dal XII secolo”.
Punto panoramico privilegiato per poter ammirare la cittadina è il colle di Trissino, dal quale si domina l’intera vallata, fino ai Colli Berici e alle Piccole Dolomiti, con scorci stupendi.
Dal punto di vista storico-culturale particolare pregio riveste il centro storico di Trissino, che si sviluppa sul colle omonimo. L’antico nucleo abitativo si estende attorno al complesso di Villa Trissino-Da Porto-Marzotto e alla Parrocchiale di Sant’Andrea. Ai piedi del colle si apre il centro cittadino, con edifici di valenza storica ed architettonica come l’Ex Municipio e la Chiesa di San Pietro Apostolo e le numerose residenze nobili, costruite in varie epoche e facenti parte dei percorsi delle “Ville Venete”.

IL COLLE

Chiesa di Sant'Andrea
La grotta di Lourdes

Il Colle di Trissino, oltre a rappresentare il fulcro dal quale si è sviluppato il paese antico, è ricco di edifici di valenza storico-architettonica. Sulla cima del Colle è edificata la Chiesa di Sant’Andrea. Inizialmente sorta come piccola cappella, divenne una delle principali chiese durante il Risorgimento.
Fu ampliata nel 1889 e prese la forma a croce latina. All’interno pregevoli tele, statue e un prezioso ciborio.
Oltre alla Parrocchiale si ergono dal terreno degli Scogli in pietra, sui quali spicca l’altoCampanile: da qui si gode di una vista a tutto campo sul circondario. Sulla sommità del Campanile, ricostruito nel 1889, è collocata la bellissima statua in rame sbalzato dell’AngeloSan Michele, realizzata nel 1903 dall’artista trissinese Antonio Lora. Per la presenza della statua, a cui i Trissinesi sono particolarmente legati, il colle viene detto “Colle dell’Angelo”. Ai piedi del Campanile si trova la Grotta, un anfratto naturale nella roccia che, per devozione popolare, è stato consacrato alla Madonna di Lourdes.Di fronte alla Chiesa di S. Andrea si trova la bellissima Villa Trissino - Da Porto - Marzotto immersa in un vasto parco, con giardini all’italiana, arricchiti da oltre cento statue allegoriche, terrazze pensili, fontane e bacini d’acqua.

IL SITO ARCHEOLOGICO
Il centro storico si sviluppa sul colle dell’Angelo e sui resti dell’antico insediamento, abitato già in età paleoveneta.Dagli scavi effettuati all’interno dell’area cimiteriale, infatti, è emerso che Trissino affonda le sue origini a molti secoli prima di Cristo ed era abitato da popolazioni subalpine, come testimonia il rinvenimento di fondi di capanne risalenti alla seconda età del ferro (V – IV secolo a.C.). Il villaggio dell’età del Ferro, affacciato sulla Valle dell’Agno, era formato da numerose abitazioni a pianta quadrangolare, seminserite nella roccia di tufo. Le case avevano muri a secco addossati su tre lati alle pareti di roccia e tetto in canne o paglia. Alcune avevano anche un piano superiore in legno. Di fronte agli ingressi si aprivano aie costituite da selciati di ciottoli. Alcune abitazioni sono state considerate come case-laboratorio; infatti i materiali rinvenuti rappresentano oggetti e strumenti tipici di varie attività artigianali. Altri piccoli ambienti erano dedicati a magazzini, dispense, granai, depositi per attrezzi o ricovero per animali. L’area fu utilizzata dall’inizio del V secolo fino al I secolo a.C., anche se con numerosi rifacimenti e con diverse destinazioni d’uso. Tra gli oggetti rinvenuti sono presenti manufatti in ceramica lavorata al tornio e oggetti in bronzo e ferro (databili tra la seconda metà del V e la prima metà del IV sec. a.C.). I materiali archeologici rinvenuti sul Colle dell’Angelo testimoniano l’esistenza di scambi culturali e commerciali tra le regioni alpine (o “retiche”) e la bassa pianura veneta. Gli oggetti rinvenuti durante lo scavo sono visibili presso il Museo “G. Zannato” di Montecchio Maggiore (sede del Sistema Museale Agno-Chiampo, a cui aderisce anche il Comune di Trissino), e sono esposti nelle sale dedicate ai ritrovamenti di età protostorica.
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ITINERARIO DELLE VILLE VENETE:
ALLA SCOPERTA DELLE DIMORE GENTILIZIE DEL TERRITORIO TRISSINESE
L’Atlante Regionale dei Centri Storici per la Provincia di Vicenza identifica il territorio comunale come “Zona di Ville signorili, ivi infeudate fin dal XII secolo”. In particolar modo, con il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia che estese il suo controllo nella vallata agli inizi del XV secolo, chiudendo così l'epoca delle lotte politiche, i castelli vennero a perdere la ragione che ne aveva determinato la costruzione e furono trasformati in dimore gentilizie.


Piazza Gian Giorgio Trissino, 1 – Trissino
Villa Trissino - Da Porto - Marzotto

La Villa Trissino - Da Porto - Marzotto fa parte del percorso delle Ville Venete ed è ritenuta tra le più belle dimore del settecento vicentino. Si trova sul colle che domina la cittadina di Trissino ed è composta, da due ville, quella superiore e quella inferiore.La villa superiore sorge sull’area dell’antico castello, dopo che le mutate condizioni politiche (dominazione della Serenissima), stimolarono molte nobili famiglie a trasformare i castelli in ville e residenze civili. I primi lavori di trasformazione avvennero alla fine del XV secolo, ma l’apporto più importante fu dato nel ‘700 con la realizzazione dei progetti di Francesco Muttoni. L’architetto curò anche l’incantevole viale delle cedraie, il suo maestoso ingresso e il belvedere (da cui si ha una splendida vista dell’intera vallata dell’Agno). Sempre al Muttoni si deve la costruzione della scuderia, terminata nel 1722.
Le proposte del Muttoni consistevano soprattutto nella creazione di tracciati di viali a livelli diversi, di passaggi coperti e scoperti con l'obiettivo di creare belvedere rivolti ai vari punti dell'orizzonte, giardini pensili in funzione di terrazze panoramiche, ricorrendo a riminescenze di forme orientali nel gioco delle figurazioni floreali e nei pinnacoli al sommo dei pilastri, creando un dialogo spontaneo tra edificio e natura.
Alla morte del Muttoni i lavori proseguirono sotto la guida dell’architetto veronese Girolamo Dal Pozzo, che con geniali soluzioni costruì l’ala ed il cortile “recinto della cavallerizza”. Lo stupendo cortile-recinto riporta alla memoria le corti interne dei castelli ed apre lo spazio alla sequenza d'archi maggiori e minori, che comunicano con i giardini adiacenti. Viene esaltata così l'eccezionale bellezza del luogo.
L'ingresso alla villa è composto da due semicolonne tuscaniche dal fusto rustico che reggono un frontone triangolare sormontato da tre acroterii, che inquadrano il foro centinato, risalente al 1593. Il corpo d’ingresso della villa fu terminato nel 1832 con il rivestimento integrale di bugne rustiche in cotto. All’interno della villa si trovano stupendi arazzi: il ciclo completo delle quattro stagioni e due meravigliose scene di vita agreste, usciti dalla scuola di William De Pannemaker di Bruxelles, datati 1550. Maestosi sono gli arredi e bellissimi gli affreschi di Andrea Porta, che adornano un corridoio, il salotto del caminetto rosso e la grande sala centrale. La villa superiore è circondata da un incantevole parco, nella cui zona a valle si trova la casa bruciata, una villa con sembianze di castello, ricoperta all'interno da piante di edera. Questa è la villa inferiore, che fu fatta costruire nel 1746. Nel 1841, causa un incendio provocato da un fulmine, l’originaria costruzione andò in parte distrutta. Due anni più tardi, la villa fu ricostruita, sostituendo il frontone triangolare originale con un trofeo e furono innalzate quattro torri merlate agli angoli, che conferiscono alla villa l’aspetto del castello. Intatte come all’origine sono rimaste le due scalinate, le terrazze pensili e il ripiano con al centro la pescheria ottagonale. Molto bella la doppia gradinata che porta alla fontana del Nettuno e alla balaustra, che si affaccia sul grande bosco nel quale si possono ammirare grandi querce, tassi e sequoie secolari. Splendidi i cancelli in ferro battuto presenti nel giardino e il portale d'ingresso, forse opera di Girolamo Frigimelica. L'ingresso è composto da due colonne singole alle estremità e da due colonne binate al centro ad inquadrare il cancello; negli intervalli due finestre. I fusti delle colonne in stile tuscanico sono bugnati a fasce alterne, coronati da trofei, mentre le finestre sono sormontate da vasi decorativi. L'insieme risulta fantasioso e brillante, reso ancora più prezioso dagli stupendi ferri battuti di gusto raffinatissimo. Il meraviglioso parco, di circa 20 ettari, è opera di Muttoni, e vi si possono ammirare giardini e scalinate che si alternano a laghetti artificiali, creando una suggestiva atmosfera. I due stupendi giardini all'italiana, separati da una zona boschiva, sono decorati da più di cento statue, per lo più a soggetto mitologico, della bottega del Marinali. Molto suggestivo è il viale dei limoni che dal palazzo padronale conduce al parterre ottagonale. Stupendo è il viale delle ortensie, lungo il quale si incontrano dapprima la camera verde e poi il belvedere con vasti roseti. Splendido anche il Prato verde, un ampio salotto all’aperto contornato da nicchie con statue del Marinali. Al di là del prato, in posizione elevata, si trova la Cavallerizza: raggiungibile attraverso due rampe a chiocciola percorribili dai cavalli e dall’alto attraverso due balconate che partono dai piani alti della villa.

Via San Nicolò, 10 - Trissino
La Villa Trissino - Da Porto - Marzotto - Centomo si trova sul colle di Trissino e si apre su una caratteristica corte. Costruita nella seconda metà del '400 tra gli anni 1480 e 1495, esternamente conserva ancora la forma originale. Lo stile, semplice ed elegante, è quello tipico della civiltà vicentina dell'epoca.
La distribuzione delle aperture sia al pianterreno, sia al primo piano è aritmica. Pregevoli le finestre curvilinee, tipiche del gusto vicentino del XV secolo, tra le quali si nota anche una bifora, che reca a metà del pilastro intermedio, uno stemma di Trissino. Preziosi i piccoli elementi decorativi alle estremità delle centine, al di sopra dei capitelli d'imposta.
All'interno, al primo piano si può ammirare una porta dallo spigolo a toro, tipico del gusto gotico, nel cui architrave ricompare lo stemma cittadino. In origine, sulla sinistra della villa si apriva un portico su colonne quattrocentesche coeve alle modanature della facciata, di cui sopravvivono due archi, murati in una struttura più tarda.

Via Paninsacco, 6 – Trissino
La Villa Trissino Paninsacco si trova in posizione panoramica sulle pendici del colle di Trissino.Costruita alla fine del 1400, presenta due facciate tipiche della rinascenza vicentina del periodo. La pianta così irregolare dell’edificio sembrerebbe confermare l’ipotesi che sia stata costruita sulle fondamenta degli antichi bastioni difensivi risalenti al Medioevo. La costruzione fu terminata nel 1510 e dalla forma originale pochi sono stati gli interventi di trasformazione. Entrambe le facciate sono frutto del gusto rinascimentale vicentino, attento ai canoni simmetrici imposti dal classicismo.
Quattrocentesche sono le sagome della pentafora e delle quattro monofore al piano nobile, nella facciata principale, e le due monofore nel lato nord del medesimo livello. Dello stesso periodo è anche il sistema costruttivo dello sporto del tetto, le cui lastre di pietra son rette da robuste mensole. Originale la piccola scala convessa davanti alla porta della facciata principale. Sfruttando il declivio del colle, l'architetto ha ricavato tre piani nella facciata anteriore, mentre sono solo due nella facciata rivolta al monte. La sala d'ingresso dal giardino posteriore coincide con la sala centrale del piano nobile, illuminata dalla pentafora dell'altra facciata. All'interno interessanti due caminetti del primo Cinquecento. Le pareti della sala centrale sono adornate da busti ottocenteschi di componenti della famiglia Trissino Paninsacco; da notare, infatti, che questa è una delle poche ville venete rimaste sempre di proprietà della medesima famiglia.Il giardino posteriore è adornato con statue del secondo '600 di ottima fattura.

Via Dalle Ore, 44 – Trissino
La Villa Caliari Bassani - Dalle Ore Buffa è edificata all'interno di un grande parco, ai piedi del colle che domina Trissino. Il corpo centrale della villa fu costruito nell'anno 1674 in stile pizzocariano, dall’aspetto austero, ma elegante. Le due ali laterali furono aggiunte successivamente, nel XVIII secolo. Sul frontone dominano statue di Giove, Nettuno e Mercurio che, con le altissime piramidi, creano il coronamento fantasioso della villa. All'interno, molto belle sono le porte monumentali di tipica derivazione cinquecentesca. La scala che porta al piano nobile è coperta da soffitto a volta su capitelli pensili e i vani hanno più ampio respiro per la maggiore altezza dei soffitti. Nell'appartamento superiore degni di nota due caminetti monumentali. Un ampio cortile con scalinate e statue, tra cui due sculture di nani firmate Rossi, e un grande spazio a prato arricchiscono l'entrata alla villa, considerata tra le più belle del secondo Seicento vicentino.

Via Stazione, 87 - Località Colombara – Trissino
La Villa Trissino - Da Porto - Marzotto si trova all'ingresso del paese, lungo la strada statale e vicino all'Ex Stazione. Viene detta "La Colombara" dal nome della località in cui è ubicata. Fu costruita probabilmente nella prima metà del '500; successivamente vi furono aggiunte le sedici arcate attribuite al Calderari; esse formano un corpo unico con le seicentesche barchesse e con la torre colombara del primo '500. La villa, a soli due piani, ha una struttura compositiva tipica delle costruzioni della prima metà del Cinquecento, con la porta d'ingresso rettangolare, cui si affiancano due finestre per lato, mentre un'altra finestra si isola alle estremità. Il soffitto a travature della grande sala centrale, tagliata da un muro cui è addossata la scala lignea che porta al piano superiore, e il caminetto del tardo Quattrocento, però, portano a credere che la costruzione attuale sia un rammodernamento cinquecentesco di un più antico edificio, forse della metà del XV secolo. Parte integrante del complesso della villa è la settecentesca Chiesa di San Giuseppe, probabilmente progettata dal Muttoni nel periodo in cui lavorava alla costruzione della Villa superiore Trissino-Marzotto.
La facciata della cappella è molto semplice: quattro fasce emergenti ne rigano le estremità e un frontone triangolare la conclude. Ricco ed elaborato è invece l'interno, composto da due spazi dalle proporzioni armoniche: l'aula riservata al pubblico e l'ampio presbiterio, divisi per mezzo di un arco retto da due colonne ioniche. Il soffitto è abbellito da decorazioni in stucco.

Via IV Novembre, 71 – Trissino
La Villa Ghiradini si trova sulla strada che sale al colle di Trissino. Si tratta di una villa gentilizia del XVII secolo, costruita nel 1683 ed ampliata nel 1795, con l'edificazione delle adiacenze laterali. Fu successivamente restaurata nel 1866. Il corpo centrale della costruzione è caratterizzato da un timpano triangolare con apertura circolare al centro. L'ala inferiore, retta da colonne, era adibita a deposito di carrozze e ricovero per i cavalli. Nel 1911 l'edificio fu ammodernato e gli venne conferito un aspetto esterno in un vago stile liberty. L'ala superiore, invece, era adibita ad opificio per la filatura della seta, fin dai primi anni del 1800. Agli inizi del 1900 fu rivista la facciata esterna e le fu conferito l'attuale aspetto neoclassico. Le ville sono di proprietà privata e pertanto non visitabili all'interno. Si può invece visitare Villa Trissino-Da Porto-Marzotto con i suoi bellissimi giardini. La Villa spesso ospita anche eventi culturali e musicali e fa parte del circuito dei Grandi Giardini Italiani.       
Per prenotazioni telefonare al numero 0445-962029.

Artigianato Trissinese
LAVORAZIONE DEL FERRO BATTUTO
Il territorio di Trissino è ricco di artisti che si interessano della lavorazione dei metalli, dell’oro e dell’argento in primo luogo, ma anche di metalli meno nobili, come rame, bronzo e ferro. Molte delle opere realizzate dai maestri trissinesi hanno riscosso successi e riconoscimenti in tutto il mondo e molti capolavori fanno bella mostra di sé all’estero.
TRISSINO: UN MUSEO ALL’APERTO
Chi si trova a passeggiare per le vie di Trissino non può non accorgersi, oltre alle cancellate di ingresso alle ville e ai giardini, delle moltissime opere d’arte in ferro, tanto che un’attenta osservazione rivela l’esistenza di un vero e proprio museo all’aperto. Bellissime opere, antiche e moderne, di stile classico e contemporaneo sono disseminate nel paesaggio cittadino e si fondono armoniosamente con esso. Chiese, cimitero, case e ville, ovunque si trovano opere soprattutto in ferro battuto, realizzate con cura e maestria, di gusto raffinato, frutto della genialità, delle abilità nell'arte del cesello, dell’attenzione ai particolari, insomma del culto del bello. L’attività di lavorazione artistica del ferro a Trissino è particolarmente legata alle figure dell’artista Antonio Lora e della famiglia Perlotto (da diverse generazioni scultori e artigiani artistici) ed ha origini già nel XIX secolo. Gran parte delle opere sono infatti nate nella bottega che aveva la sede vicino alla chiesetta del Motto, sorta alla fine del 1800. La guida commerciale nel 1903, infatti, già segnalava la produzione di articoli in ferro battuto della Bottega di Antonio Lora, e nel 1908 aggiungeva che il laboratorio era stato premiato in diverse esposizioni.
ANTONIO LORA
Antonio Lora (1835-1922) fu grande maestro ed artista, capace di farsi apprezzare anche in ambito internazionale. Gran parte della sua produzione fu dedicata al bronzetto. La sua bottega in Trissino sorse inizialmente come fonderia a cera persa, da cui nascevano stupendi calamai, candelieri da tavolo, picchiotti per portoni di villa, tutti formati da un connubio meraviglioso tra figure mitologiche e ornamento floreale. Accanto a questa produzione si colloca la lavorazione del ferro battuto, in cui Lora adattò manufatti, sempre lavorati a mano, a disegni altamente artistici ispirati alla natura. Il disegno si basa su un gioco di ricci e volute, ricavati da sottili profilati di ferro, abbinati a mazzi di fiori e foglie, eseguiti a sbalzo e cesello. Queste tecniche permettevano all’artista di inserire in tanti lavori elementi fiabeschi e figure mitologiche. L’abbinamento tra la voluta classica e l’elemento floreale caratterizza tutta la lavorazione di Lora, sia nelle opere per le chiese sia nelle realizzazioni per le ville. In particolare oltre a cancellate, monumenti funebri, portafiori e fioriere, Lora si dedicò anche ad oggetti per uso interno, come console, specchiere dalle grandi cornici, sedie tutte in ferro lavorate a sbalzo e cesello e cornici per quadri. Senza dubbio l’opera più famosa di Antonio Lora per i Trissinesi è l’Angelo del Campanile di Trissino. Un’opera spettacolare, alta quasi sei metri e imperniata in un’asta metallica che lo fa girare secondo la direzione del vento. Rappresenta l’Arcangelo San Michele in lotta con il dragone. Sulla struttura interna di lamina di ferro sono inchiodate tutte le sovrastrutture in rame sbalzato e cesellato che compongono tutta la figura (l’armatura, i capelli, le ali, il drago). Gli innumerevoli pezzi di rame possono essere definiti ognuno un’opera d’arte, poiché l’opera di sbalzo e cesello è realizzata con grande maestria e stile. Altri illustri artisti trissinesi del ferro battuto sono Angelo Perlotto (1884-1962), genero del Lora, i figli Tito e Germano ed il nipote Gilberto che, con le loro opere hanno trasformato la cittadina trissinese in un museo aperto, essendo le opere disseminate lungo le strade, nelle ville e all’interno delle chiese.
 Antonio Lora - Arcangelo
ANGELO PERLOTTO
Angelo Perlotto nacque a Trissino nel 1884 ed entrò giovanissimo, a soli 12 anni, nella bottega del Lora. Molto assiduo e volonteroso, dimostrò subito la sua spiccata attitudine al cesello e per questo gli vennero affidati i lavori più delicati, di rifinitura dei bronzi. Nella sua bottega, che aprì a Trissino dopo la morte del Lora, si dedicò anche a lavori in rame sbalzato e in ferro battuto, spaziando dallo stile neoclassico e rinascimentale, caratteristico del suo grande maestro, allo stile liberty e decò, diffusosi in Italia nella prima metà del 1900.
TITO PERLOTTO
Tito Perlotto, figlio di Angelo, è nato a Trissino nel 1923 e fin da ragazzo ha appreso i segreti del mestiere paterno. Si cimentò fin da subito in impegnativi lavori a sbalzo e cesello su rame, raggiungendo un elevato grado di affinamento della tecnica. Si dedicò ad opere non solo di ornato tradizionale, ma anche di figura. Ferro battuto, sbalzo e cesello sia su rame sia su argento costituiscono le tecniche più amate da Tito, che nel suo laboratorio si dedica soprattutto alla produzione di manufatti destinati all’arredo sacro.
La sua produzione artistica è fortemente legata alla sensibilità umana e ciò è particolarmente evidente in una sua affermazione: “se uno fa le cose con le sole mani è un manovale; se oltre alle mani ci mette il cervello, è un artigiano; se oltre al cervello e alle mani mette il cuore, è un artista.” Questo suo atteggiamento nei confronti dell’arte ha fatto in modo che lo scultore trissinese emergesse, soprattutto per quanto riguarda le opere di carattere religioso. Accanto all’attività nel suo laboratorio, Tito Perlotto è impegnato in un assiduo lavoro di informazione e divulgazione, per far conoscere e tramandare un artigianato di elevato livello qualitativo, in modo da mantenere vive le antiche e preziose tecniche, altrimenti destinate a scomparire.
ANGELO GILBERTO PERLOTTO
Altro noto esponente della famiglia artistica Perlotto è Angelo Gilberto, il quale ha appreso dal padre Germano le tecniche di lavorazione e l’amore per i metalli. Nato nel 1959, apprese con passione tutti i segreti del mestiere nella bottega del nonno Angelo, acquistando una tecnica raffinata, e si perfezionò poi in laboratori specializzati e fonderie del Veneto e della Brianza. Alle committenze di bottega ha sempre aggiunto l’opera di restauratore di celebri pezzi del passato, tra cui non si può dimenticare il recente recupero dell’Angelo del Campanile di Trissino. I suoi interventi sono molto lodati e stimati e anche le mostre, allestite in ambito nazionale ed internazionale, riscuotono un notevole successo di pubblico, soprattutto quando l’artista espone le creazioni in ferro battuto raffiguranti gli oggetti di vita quotidiana. Gilberto Perlotto, infatti, ha sempre svolto nella bottega di Trissino il libero e creativo lavoro d’artista, dedicandosi alla produzione di piccoli e grandi oggetti in ferro. Particolare e molto apprezzato il progetto artistico “Memoria Contadina”: una collezione di oggetti del mondo contadino, spesso logorati dall’uso, dal realismo e dal verismo eccezionali.

Foto in parte di Nicola Perin
Foto Arcangelo di Antonio Lora

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